La Luna omaggia il Castello
Fotomontaggio realizzato da:
Angelo Meduri
La Luna si pensa sia nata 4,5 miliardi di anni fa, non molto tempo dopo la nascita della Terra. Esistono diverse teorie riguardo alla sua formazione; la più accreditata è che si sia formata dall’aggregazione dei detriti rimasti in orbita dopo la collisione tra la Terra e un oggetto delle dimensioni di Marte chiamato Theia.
L’incredibile varietà di particolari della sua superficie hanno affascinato da quasi quattrocento anni tutti coloro che l’hanno osservata con un qualsiasi strumento. Infatti, le più imponenti catene montuose (come le Alpi e gli Appennini lunari) e i più grandi crateri (come Archimede) sono già visibili con i cannocchiali più modesti mentre la visione con strumenti di media potenza, come i telescopi, è addirittura mozzafiato. Sulla faccia della luna si possono vedere tratti grandi e scuri. Questi sono conosciuti come “mari”, poiché una volta si credeva fossero, appunto, letti di grandi mari lunari. Oggi, i ricercatori sanno che queste aree si sono formate sulla crosta lunare miliardi di anni fa, quando la lava scorreva sulla superficie lunare. Il volto della luna è anche punteggiato da innumerevoli crateri, il risultato di miliardi di anni di impatti con meteore ed asteroidi. Poiché la luna non ha quasi atmosfera e sulla sua crosta non agisce la tettonica a zolle attive, l’erosione non può cancellare queste cicatrici, che persistono anche molto tempo dopo l’evento che le ha formate.
Durante il suo moto orbitale la Luna assume diversi aspetti denominati fasi.
Le fasi lunari si ripetono in un intervallo di tempo detto “mese sinodico”, pari a circa 29 giorni e, sono dovute al moto di rivoluzione della Luna e al suo conseguente ciclico cambiamento di posizione rispetto alla Terra e al Sole. Le fasi principali della Luna sono quattro: Luna Nuova, Primo Quarto, Luna Piena ed Ultimo quarto.
IL CASTELLO ARAGONESE
Anche se il Castello è denominato “aragonese”, esistono dati che consentono una prima datazione dell’insediamento intorno all’anno 1027; ma la sua costruzione sembra collocarsi tra il 536 e il 549, ad opera dell’armata bizantina. Nel 1059 la fortezza passò dai Bizantini ai Normanni e, nel 1258, agli Svevi, subito dopo, nel 1266 a Carlo d’Angiò e successivamente a Pietro D’Aragona. Sotto il dominio Aragonese, il Castello subì numerosi interventi di ampliamento. Restaurato nel 1327, venne fortificato nel 1381 per volere della regina Giovanna I.
Nel 1458 Ferdinando d’Aragona fece restaurare la fortezza e, sotto la direzione dei lavori di Baccio Pontelli (discepolo di Giorgio Martini), fece aggiungere, a sud, le due torri merlate circolari ed il loro corpo di collegamento e nel 1479 fece realizzare, ad est, il rivellino esterno ed il fossato. Nel 1539 Pietro da Toledo fece aumentare la capienza interna del Castello, permettendo di salvare più volte i Reggini dalle invasioni dei Turchi durante le quali il castello fu usato come prigione. Tra il 1851 e il 1852 il rivellino fu parzialmente demolito.
Durante il periodo borbonico il Castello subì ricostruzioni e demolizioni, vivendo un periodo di decadenza. Nel 1869, dopo essere stato espugnato dai garibaldini(1860), e, con l’avvento del nuovo piano regolatore della città (1869), si prese in considerazione l’idea di demolirlo per realizzare una grande piazza. Ma nel 1892, la Commissione provinciale dei Beni Archeologici decretò una parziale demolizione del Castello con la conservazione delle due torri, poiché “Monumento storico della città”, e 5 anni dopo, (1897), il Castello venne dichiarato monumento nazionale. Ulteriori danneggiamenti furono inflitti al Castello dal terremoto del 1908, tanto che un Decreto Legge del Genio Civile del 1917 lo dichiarava “edificio inutilizzabile”, in seguito, risparmiato alla demolizione, fu adibito a caserma. Infine le demolizioni raggiunsero i 9/10 della struttura iniziale, quando si decise di sacrificare ancora altre parti del Castello per congiungere la via Aschenez con la Via Cimino.