Oggetto:Pleiadi – M45
Tipo: Ammasso stellare aperto
Costellazione: Toro
Magnitudine apparente: 1,6
Distanza: 433 a.l.
Scopritore: Charles Messier
Luogo: Ardore Marina (RC) (N38° 10′ 11″ – E16° 12′ 2″)
Data: 16/09/2018
Autore: Bruno Monteleone
Le Pleiadi appartengono a quella categoria di oggetti noti sin dall’antichità. Sono almeno 6 le stelle visibili ad occhio nudo, che diventano 9 con moderate condizioni di visibilità e salgono a 12 sotto cieli bui e tersi. Costituiscono un ammasso aperto e giovane, con un’età stimata di circa 100 milioni di anni. La nebulosità bluastra che appare nelle fotografie a lunga esposizione non è la nube originaria da cui si è formato l’ammasso ma una zona di polveri che esso sta attraversando e che riflette la luce proveniente dalle sue stelle. Il periodo di migliore visibilità dall’Italia è nei mesi invernali.
Curiosità: il primo riferimento conosciuto all’ammasso è una citazione di Esiodo nell’Opere e i Giorni, risalente circa al 1.000 a.C.. Omero ne fa menzione nell’Odissea, e nella Bibbia compaiono tre riferimenti alle Pleiadi. Secondo la mitologia greca le sette stelle principali hanno il nome delle sette figlie di Atlante e di Pleione, quindi indicate come le “Sette sorelle”. In Giappone vengono chiamate “Subaru”, utilizzato per l’omonimo marchio automobilistico. Le antiche tradizioni europee ci dicono che un tempo erano paragonate ad una “Chioccia con i pulcini”. Anche nella nostra tradizione calabrese le Pleiadi vengono chiamate “a puddicinara”. Pascoli in “Gelsomino notturno” scrive: “La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolìo di stelle”.