“L’Universo di carta di Italo di Calvino”
Venerdì 27 Aprile ore 17.00
Conferenza del prof. Massimo Mazzone Docente Università di Firenze.
Italo Calvino è stato uno scrittore tra i più innovativi e stimolanti dell’ultimo mezzo secolo; se si aggiunge poi che le sue opere possono essere lette a vari livelli di profondità e di significato, si capisce perché il suo nome figura tra quello degli autori consigliati praticamente per ogni grado scolastico. Riscoprire adesso Calvino con una chiave di lettura più profonda, ed oltretutto farlo al Planetario della città, può sembrare un’impresa non facile e forse perfino incomprensibile. Ma bisogna sapere, e forse non molti sanno, che verso quell’età che il Sommo Poeta definì “il mezzo del cammin di nostra vita”, Calvino sentì l’urgenza di affrontare un nuovo progetto, ossia quello, ambizioso ed impegnativo, di una nuova Letteratura Cosmica. Tra le motivazioni di questa ricerca letteraria ricoprì un ruolo determinante l’inizio delle esplorazioni spaziali. In pochi mesi si succedono lo Sputnik, Laika, l’Explorer, pochi anni dopo ci sarà l’evento Gagarin, seguito a breve dallo sbarco sulla Luna. La conquista estesa dello spazio sembrava allora ormai a portata di mano, e lo sembrava allora molto più di oggi. Si trattò di conquiste che hanno davvero cambiato il mondo, sia come evoluzione tecnologica, sia riguardo al rapporto uomo – cosmo. Per Calvino, e non solo per lui naturalmente, si era ormai aperto un nuovo determinante capitolo nella storia dell’umanità, e la letteratura, che della società è specchio e coscienza, non poteva non tenerne conto. Nasce da questa sua riflessione il proposito di fondare una nuova letteratura, che pur restando tale rovesciasse la storica gerarchia: cultura umanistica – cultura scientifica. Fu proprio questa sua proposta di scambiare i ruoli e i rapporti tra i rami del sapere che gli procurò, pur tra i consensi di altri colleghi ed editori, i rimproveri di alcuni scrittori, che lo accusarono di subordinazione al crescente affermarsi della scienza e della tecnologia, quasi che Calvino fosse vittima di un complesso d’inferiorità. Forse. In effetti, fin da piccolo, il giovane Italo, cresciuto in un ambiente parentale di netta impostazione scientifica, si era sentito “altro” fino a definirsi la pecora nera della famiglia. In effetti, come è stato detto, anche la scienza fu per Calvino soprattutto una questione letteraria. Anche il rapporto con i compagni di fede politica non fu lineare né facile, in anni in cui il confronto tecnologico era solo uno dei momenti del più ampio confronto ideologico. Soprattutto nelle Cosmicomiche, Calvino realizza una letteratura fantastica che venne chiamata di Fantapassato, con uno stravolgimento del tradizionale rapporto uomo – universo. Per raggiungere il suo scopo, lo scrittore partiva da reali notizie e scoperte di rilevanza astronomica, per poi trasferire il tutto in una ambientazione, ancora astronomica, ma del tutto improbabile ed imprevedibile. Il vero problema allora, secondo Calvino, era la formulazione di un nuovo linguaggio, perché ciò che si può narrare, o descrivere, dipende in modo stringente dal linguaggio disponibile. E farà proprio il confronto di se stesso con Galileo. La ricerca di una nuova letteratura divenne così inseparabile da quella di un nuovo alfabeto. Un progetto che però, fin’ora, sembra rimasto senza eredi. Quello che oggi ci resta sono i suoi riuscitissimi tentativi di esplorazione lessicale e semantica, come si potrà scoprire rileggendo insieme al Planetario qualche breve passo, appunto, delle Cosmicomiche, e dando un’occhiata agli incredibili protagonisti.